Il cappio del debito pubblico, si può e si deve spezzare


"Prendiamo risorse da istituzioni improduttive e chiedendo un contributo ai super ricchi, solo così si può salvare il paese e far ripartire l'economia." Con questa affermazione il Prof. giampiero Samorì inzia a lanciare i suoi concetti RiEvoluzionari per rilanciare il Paese.
"La politica dell’attuale governo, che si illude di sistemare i conti pubblici aumentando le tasse, è doppiamente sbagliata, perché alimenta un circolo vizioso di recessione e conseguente crollo delle entrate fiscali.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Da un lato, nonostante le continue manovre di inasprimento fiscale, il pareggio di bilancio appare sempre irraggiungibile. Dall’altro il paese sta precipitando in una crisi economica di una gravità senza precedenti. Lo spread a quota 530 e la previsione di una contrazione del PIL del 2,4% nel 2012 documentano in modo inequivocabile il fallimento di questa politica. 


L’unica soluzione per rompere questa spirale di recessione e aumento dello spread che sta portando rapidamente l’Italia (al pari della Spagna) verso il drammatico epilogo che abbiamo visto in Grecia (ma sembra che nessun politico in Italia o in Spagna abbia capito la lezione…) è quella di ridurre rapidamente e drasticamente il debito pubblico del paese.
Solo così si può recuperare la fiducia dei mercati sulla tenuta dei nostri conti pubblici.
Solo così si possono liberare risorse fondamentali per sostenere la ripresa dell’economia.
E’ possibile abbattere in tempi strettissimi il debito pubblico, finanche del 50%, andando a colpire quelle mille istituzioni che non producono alcun valore aggiunto per il paese e chiedendo un contributo importante a quei super ricchi che, anche grazie al sistema paese, hanno costruito la loro fortuna.
In concreto si possono recuperare fino a 1.000 miliardi di euro:
  • confiscando i patrimoni delle fondazioni, gestite in modo sempre più clientelare ed oramai asservite alle esigenze dei vari gruppi politici;
  • confiscando le enormi risorse detenute dalla banca d’Italia (circa 250 miliardi tra riserve auree, riserve valutarie ed altre riserve)
  • applicando una patrimoniale progressiva sui mega patrimoni
  • procedendo rapidamente con un piano di dismissioni del patrimonio pubblico.
Pensare di continuare a colpire le famiglie e le aziende del paese, pur di salvaguardare gli interessi di istituzioni clientelari e parassitarie, significa condannare l’Italia all’esplosione del tessuto economico e sociale e dello stesso modello capitalisitico.