Nella partita a scacchi verso le elezioni spunta a sorpresa il nome di Samorì; uomo ricco di Modena: “pronto a scendere in campo” con una ricetta potenzialmente impeccabile..


I complessi ingranaggi delle alte sfere della politica italiana girano vorticosamente, nell’affannata ricerca di un volto nuovo che possa rappresentare la tanta agognata alternativa politica che gli italiani attendono, dopo il governo tecnico, firmato Mister Bilderberg, Sir Mario Monti. 

E in queste ore inizia a circolare un nome che potrebbe far saltare il banco e rimescolare le carte in vista della contesa di primavera. La casta sogna un Monti bis ma se così non fosse, il candidato alla successione del Cavaliere forse potrebbe avere già un nome: Gianpiero Samorì. Un nome sconosciuto alle cronache politiche ma il poliedrico Giampiero Samorì sarebbe fermamente intenzionato a scombussolare certi schemi , proponendosi come possibile candidato premier. 

Un curriculum variegato il suo: Emiliano di origine, avvocato di professione, ha avuto sempre il pallino per l’alta finanza, creando, negli anni novanta, un impero dal nulla. In passato ha gestito la Banca di Modena, la Banca Modenese, decidendo successivamente di diversificare i suoi interessi, rivolgendo l’attenzione al comparto assicurativo, alla finanza e addirittura alle ceramiche sassolesi. Una tv, un quotidiano, un aereo personale, elicottero e uno yacht da 5 milioni di euro, questi solo alcuni dei suoi giocattoli costosi. Con la politica, ha sempre avuto poco a che fare, se non quando ricevette un incarico dal Governo Andreotti, che lo insignì alla carica di commissario liquidatore del Consorzio Caseario italiano e quando anni fa con il Senatore Marcello Dell’Utri, diventò vice presidente dei circoli del “buon governo”. Mai vissuto con la politica, solo lavoro e imprese, un uomo che nasce in una normalissima famiglia dell’appenino emiliano. 

Il “Berlusconi di Modena” – a Modena sembra che lo chiamino così – oggettivamente pare molto simile al Cav, anche se “molto più colto del Berlusconi Nazionale”. Un cinquantaquattrenne agguerrito, che con il nuovo movimento che si chiama” Moderati in Rivoluzione”, intende offrire proposte concrete alla politica nazionale, proposte che molti non sono nelle condizioni di poter proporre, perché attaccare la casta dei banchieri e i patrimoni delle fondazioni, potrebbe creare problemi qualche di natura economica e di relazione con il credito. Lui invece avanza a briglia sciolta senza se, senza ma!

Dice di essere il terzo uomo più ricco d’Italia, il fondatore del nuovo partito Moderati Italiani in Rivoluzione, avvocato, docente universitario di diritto penale, proprietario di tv, giornali, assicurazioni e banche. Cede, compra e a volte tenta di scalare, come la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, causa per cui l’avvocato è appunto indagato dalla Procura di Bologna, per un presunto accesso abusivo al sistema informatico della Banca, che non ha trovato nessun riscontro giudiziario. 

Non è del tutto nuovo comunque nel panorama politico e lo racconta lui stesso: “Ho fatto politica da ragazzo fino a 26 anni nella Dc, con la cosiddetta sinistra sociale (e anticomunista) di Donat Cattin. Ma non riuscivo a mantenermi e ho preferito studiare. Oggi sono ricco, soddisfatto, e voglio restituire qualcosa al Paese che mi ha realizzato”. 

Samorì insiste nel dire che la sua è una corsa solitaria: “Io amo il mio Paese. Davvero. Con Silvio mi incontro tutte le settimane, ma il mio è un progetto nuovo”. Questione di ideologia, non di tornaconto personale: “Non ho interessi personali da difendere e non sopporto questa situazione così deludente, specie sotto il profilo ideologico. Dunque eccomi: è un investimento enorme, a perdere. Aumenteranno le spese e i nemici, l’esito è incerto. Non ho fatto sondaggi, mi fido dell’istinto”. 

È un fervido sostenitore del capitalismo: “Saremo i fautori del capitalismo perché è l’unica ideologia che può procedere con lo sviluppo, il benessere, la libertà e la democrazia” e delle soluzioni facili: “Espropriando i miliardi destinati alle fondazioni, applicando una generosa patrimoniale ai super ricchi, che possono sacrificarsi. Chiedendo alla Banca d’Italia di mettere a disposizione 250 miliardi dalle sue riserve. Così ci siamo”. Potenzialmente una ricetta impeccabile, adesso staremo a vedere…