La casta dei banchieri: le banche perdono utili e loro continuano a guadagnare compensi milionari

"Solo spezzando l’autoreferenzialita’ della gestione ed il rapporto banche/giornali si puo’ recuperare un sistema bancario libero ed efficiente, che pensi alle esigenze dell’ecnomia reale e non a quelle di politici o lobby di potere" 
Questa la considerazione del Presidente Giampiero Samorì in merito alla Casta dei banchieri... Negli ultimi 4 anni praticamente tutte le società bancarie quotate in borsa hanno perso oltre l’80% (in alcuni casi anche oltre il 95%!!) della loro capitalizzazione. La maggior parte delle banche non ha distribuito dividendi nell’ultimo anno, o ha elargito dei dividendi insignificanti. Le banche dapprima con il credito facile hanno contribuito a far gonfiare la bolla immobiliare; oggi stanno strangolando le aziende con una stretta creditizia senza precedenti, preferendo impiegare le generose risorse elargite dalla BCE all’1% per comprare titoli di stato. E ancora: negli anni dell’euforia hanno pagato prezzi stratosferici per comprare altre banche o addirittura reti di sportelli, ed oggi sono costrette a registrare perdite mostruose perché quegli avviamenti sono semplicemente evaporati, mentre i loro dipendenti vivono con ansia alla presentazione di programmi tutti incentrati sul taglio del costo del lavoro.
Come si suol dire, peggio di così i “grandi manager bancari italiani” non avrebbero potuto gestire neanche a farlo apposta. in qualsiasi azienda normale li avrebbero defenestrati senza troppi complimenti, e magari con qualche azione di responsabilità. E invece sono ancora tutti lì, saldamente al loro posto. Qualcuno (Viola, Profumo) ha semplicemente cambiato casacca, passando da una banca all’altra. Tutti continuano a percepire compensi milionari!!!
 
Questa apparente ed incredibile anomalia del sistema bancario, dove sembra sospesa quella regola della “responsabilità del manager/impenditore” che sta alla base del sistema capitalistico, poggia su due capisaldi: la totale autorefernzialità del sistema di governance e il controllo delle banche sui giornali.
Prima di tutto l’autoreferenzialità. In tutte le grandi banche nazionali la governance viene sostanzialmente decisa secondo logiche estranee a quelle di mercato. In Banca Intesa, Unicredit e Mps giocano un ruolo determinante le fondazioni, che com’è noto rispondono più ad una logica politica che non a quella industriale, mentre nelle grandi banche popolari, dove vige il voto capitario, sono gli stessi manager che, controllando la struttura, si garantiscono l’autocooptazione in perpertuo.
Questo sistema autoreferenziale, che ha prodotto i disastri sopra ricordati, non reggerebbe senza la sostanziale acquiescenza di tutti i grandi gruppi editoriali. Un’acquiescenza garantita a sua volta dalle partecipazioni direttamente detenute dalle banche nei giornali (come il corriere), ovvero dalle vitali linee di credito accordate dalle banche ai gruppi editoriali.
Solo spezzando il legame banche/fondazioni e assicurando una vera presenza delle minoranze negli organi amministrativi delle banche popolari si può arrivare ad un sistema bancario libero ed efficiente, che costituisce un presupposto essenziale per la tenuta e la crescita del paese.